Ci risiamo

Ci risiamo.

Ci risiamo sì. Ogni tanto mi sembra non sia cambiato niente e questi ultimi 30 /40 anni siano passati senza lasciare traccia. Sento nell’aria qualcosa che ricorda molto gli anni 70/80, o almeno i dibattiti e le tensioni che in quegli anni riempivano le nostre discussioni e i motivi d’indignazione delle solite “pazzoidi”, ragazze tese e a volte infelici, aggressive e pronte a indignarsi per tutto ciò che sembrava escludere le donne dalla vita politica.

Poca rappresentanza, molte battute maschiliste, fatica a concepire che si possano pensare altri ruoli che non di sostegno all’uomo che per primo si occupa di politica. Certo molte cose sono cambiate, le donne in gran parte lavorano (ma nel nostro paese al di sotto degli standard europei e guadagnando comunque meno degli uomini), hanno conquistato posti e cariche prestigiosi, eppure colgo dei segnali che improvvisamente mi rimbalzano ai tempi della gioventù, in un continuo deja vu.

Mi riferisco ad assemblee o riunioni politiche con tutti uomini o pochissime donne relatrici o al tavolo della Presidenza: ti dicono “ ma non è colpa nostra se le donne non ci sono..”.

Accidenti, le donne non ci sono mai, proprio come negli anni 70, e se ci sono al massimo fanno le conduttrici animatrici del dibattito, porgendo generosamente la parola a questo o a quello. Non fissatevi sulle quote, è svilente, ci è stato detto.

E va bene, ci abbiamo creduto, Non vorremo fare come nei paesi anglosassoni, dove un atteggiamento del genere non sarebbe minimamente concepito, e dove persino un apprezzamento rischia di essere considerato sexual harrasment?

Certo noi siamo meno rigidi e sensualmente mediterranei, apprezziamo il femminile e il lato affettivo delle nostre relazioni, per cui perché pretendere una cosa poi non così rilevante come la rappresentanza femminile? Cosa importa che siano uomini o donne, basta che siano bravi.

Certo, sarei anche d’accordo in linea di principio, salvo che guarda caso i bravi sono quasi sempre uomini. E poi certi sguardi, certe risatine quando parli certi apprezzamenti che ricalcano tutti gli stereotipi..bella e scema, o intelligente ma isterica, o accidenti che carattere..ma chissà chi l’avrà messa lì, di chi sarà l’amante?

Mai ho smesso di sentirle queste considerazioni, ma ultimamente hanno ripreso uno spazio consistente, tanto che di nuovo assisto al fenomeno più classico da parte delle donne: la rinuncia. Per non dover stare troppo a urlare o battagliere, meglio tornare sul privato che è luogo di eccellenza del femminile, soprattutto nei momenti di crisi economica, come quello che stiamo attraversando.

Non voglio fare qui grandi discorsi sulle cause e le implicazioni socio-psicologiche; il mio è solo un appunto un po’ malinconico, una constatazione amara avvertita più come malessere e rabbia momentanea, dopo molte battaglie, molte conquiste, e anche una qualche posizione raggiunta.

Tornano le battaglie e maldicenze tra donne, che probabilmente non sono mai finite, vecchiaia effettiva o presunta e giovinezza smagliante, le madri contro le figlie di nuovo, e il corpo come veicolo di valore, ancora una volta al centro di qualsiasi giudizio proprio o altrui: troppo alta o troppo bassa, troppo grassa o troppo magra, troppo vistosa o troppo suora.

E’ un’immagine che ancora s’insinua nelle nostre conversazioni e che può diventare fonte di discriminazione relativamente all’attribuzione di qualsiasi ruolo pubblico. Addio sorellanza mai conquistata, le donne tornano a Eva contro Eva, con gaudio unanime per la fine del femminismo che era così insopportabile, e la naturale complicità tra sessi diversi diventa il cardine assoluto su cui costruire le proprie carriere.

Davvero la madre torna matrigna e la sorella sorellastra; il seno cattivo per dirla psicoanaliticamente, prevale su quello buono, e l’identità femminile è salva a discapito della parità di genere. Buon pro ci faccia.

Paola Ferri, psicoanalista

Scritto da

Fermati Otello! è un’Associazione di volontari che nasce con lo scopo di sensibilizzare i cittadini sul tema della violenza di genere, proponendo dibattiti, creando momenti di confronto sul femminicidio, bullismo, sessismo, omofobia, organizzando iniziative e promuovendo corsi di prevenzione alla violenza presso le scuole di Milano.

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